La banda “vola”. Fra Castions e Villach

L’amicizia che ci lega alla banda di Castions di Strada, ci ha portato a partecipare, su loro invito, a una bellissima giornata in Carinzia e alla sfilata conclusiva del Villacher Kirchtag a Villach – una bellissima località incastonata fra le Alpi, lungo il corso del fiume Drava.

Anche se il paesaggio alpino ti fa pensare alle alte cime in realtà, Villaco o Vilac come direbbero i nostri amici castionesi, è solo a 500 metri di altitudine. Come dicevo, la giornata è stata splendida. Il centro del paese, pardon, cittadina – visto i quasi 60.000 abitanti – era invasa da migliaia di persone quasi tutte in costume folcloristico. Non c’erano solo gli austriaci, padroni di casa, ma anche molte persone provenienti dagli ex territori austroungarici, quindi, sloveni, dalmati, friulani, ungheresi ecc.

Lungo il corso principale vi erano molti stand dove si poteva mangiare piatti della cucina locale e bere dell’ottima birra. Anzi, vi erano vere proprie tavolate dove molti suonatori, divisi in gruppi di due o tre, tenevano concertini. La musica era quasi tutta di impronta austriaco-magiara-zigana, così che ci si potesse trattenere, bevendo un’ottima birra, ad ammirare la bravura degli esecutori con la loro capacità di cambiare strumento.

L’unica nota un po’ stonata è stata la sfilata del pomeriggio, o meglio l’impressione di disorganizzazione nell’ordine di ammassamento e sfilata. Un’idea nettamente in contrasto con quella teutonica di organizzazione che abbiamo in mente quando pensiamo a paesi alemanni. Poi per il resto, una volta partiti tutto liscio: la nostra musica, la nostra capacità nello sfilare – grazie ai duri allenamenti delle adunate alpine – la nostra simpatia e la carica di gioia che mettiamo in queste occasioni hanno saputo ben conquistare la gente lungo il percorso, con applausi di calore e felicità. Poi il rientro in pullman, la conviviale cena bandistica e la birra. Che, forse non si era capito che mi piace la birra?

Un’ultima impressione: le donne.

Belle, indubbiamente, non che le nostre ragazze lo siano meno di dee greche, ma il fascino della straniera… dove lo vogliamo mettere? Due ricordi su tutti: il sorriso luminoso di una commessa mora (a dispetto di chi cerca sempre la teutonica bionda), in costume tradizionale che sta aprendo negozio, e gli occhi di un grigio intinto nell’azzurro di un cielo terso di una suonatrice d’arpa.